Quando da bambina immaginavo il mio futuro fidanzato, di una cosa ero certa: non sarebbe stato un fumatore.
Alle elementari feci un incontro con un’associazione contro il fumo e mi convinsi che era mio dovere aiutare i miei cari a smettere. Così, iniziai ad appiccicare in giro per casa dei bigliettini con su scritto “smetti di fumare!!!”. Ovviamente non servì a nulla, ma negli anni non ho mai cambiato idea: l’odore della sigaretta non mi piace proprio.
Poi, però, ho conosciuto il mio compagno.
Lui è un fumatore.
Per quanto continui a disprezzare l’odore di sigaretta, oggi mi rievoca anche molti ricordi divertenti e speciali che abbiamo condiviso insieme.
Una volta, durante una passeggiata in montagna, si dimenticò in macchina l’accendino. Arrivati alla nostra meta e agguantata la tanto agognata sigaretta, cercò in tutti i modi di trovare un sistema per accenderla, senza risultato. Piegata in due dalle risate, lo presi in giro per tutta la camminata di ritorno, asserendo che fosse un segno del destino che non dovesse fumare in quel momento. Se nonché, in mezzo al bosco, trovammo un altarino con un’immagine di Gesù a braccia aperte e, in basso ai suoi piedi, una candela votiva accesa di una fiamma viva.
Fu un segno? Non lo so!
Lui “profanò” quella candela e finalmente poté godersi la sua agognata sigaretta, boccheggiando fumo lungo tutto il sentiero, malgrado il retrogusto di cera che rese l’esperienza non del tutto piacevole.
Ecco, se c’è un elemento potente per la rievocazione di pensieri, situazioni ed emozioni è sicuramente l’olfatto.
Ed è un senso che viene in aiuto agli scrittori in cerca di ispirazione.
